Per lavorazione a lume si intende un ramo della lavorazione del vetro eseguito tramite un bruciatore, comunemente chiamato “cannello” in cui ossigeno e gas metano (ma in alternativa anche propano) vengono miscelati per ottenere una giusta combustione così da poter ottenere una fiamma abbastanza “calda“, all’interno della quale delle bacchette di vetro (semilavorate) possono essere fuse, (attenzione fuse non sciolte) e l’abilità manuale del lavoratore farà sì che quelle stesse bacchette diventino oggetti in vetro più o meno elaborati.
L’antica arte della lavorazione del “vetro a lume” ha raggiunto oggi una straordinaria e universalmente riconosciuta eccellenza tecnico-esecutiva. Il vetro utilizzato per questo procedimento è esclusivamente vetro di Murano, mutevole e dai diversi spessori.
Gli oggetti lavorati in questo modo includono tutti quelli che non potevano essere ottenuti con la soffiatura in fornace, che necessitavano quindi di una lavorazione più lunga, nonché di una maggiore abilità da parte del mastro vetraio. Sono, di conseguenza, soprattutto le perle ad essere create con la lavorazione del “vetro a lume”.
Con esse si creano, nell’Ottocento, utensili molto amati dalla popolazione, dalle boccette per il profumo fino alle celebri murrine figurate.